Sociale

Associazione Los Ninos Del Mar – Colombia

Ci sono due tipi turisti nel porto di Ladrilleros, Il primo tipo è amante delle bellezze naturali del posto, riconosciuto come patrimonio dell’umanità, dove le balene vanno a partorire da luglio a settembre, dove sorridono i delfini e vola ogni specie di gabbiano. Il secondo tipo destabilizza i bambini, nega lorol’infanzia. Vittima della disattenzione e dalla confusione generata da questo secondo tipo di turisti è stato Juan Camilo.Juan Camilo è nato in queste villaggio 13 anni fa. Proviene di una famiglia di 12 fratelli. La sua casina è così malandata da far piangere. Quando sono arrivata al suo capezzale la sua mamma era a terra, e non le uscivano più le lacrime. Io ho voluto abbracciarla e lei mi ha pianto nel suo abbraccio. Mi chiedeva aiuto e io ero impotente, volevo essere piccola, tenera e piangere la perdita del suo bambino con lei. Mi ha gridato che i bambini non si dovrebbero mai lasciare da soli, che solo il suo bisogno di lavorare l’aveva fatta allontanare. L’arrivo di tanti turisti le aveva dato l’occasione di andare a lavorare come cameriera in un albergo. Juan Camilo camminava sempre a piedi scalzi. Quel giorno tutti pensavano che era in bagno a pulirsi. Passava il tempo, e Camilo non tornava. La sorella più grande, dopo essere andata a controllare, ha dato la notizia. Juan Camilo è morto, ha appeso la corda al tetto e ha deciso di finire così la sua piccola vita. La nostra fondazione è nata a seguito di questa triste storia, che può però diventare una luce per la salvezza di tanti bambini.
Lo scopo della fondazione Basta poco per dare a questi bambini dignità. Lo sport, l’arte, che è sempre la salvezza dell’uomo, l’artigianato, il riciclaggio dei rifiuti, possono essere gli strumenti per far sì che l’esperienza di Juan Camilo non si ripeta mai più. Questo vuole essere il nostro impegno. A Ladrilleros su un terreno ampio sta crescendo ogni giorno il nostro progetto; tanti amici ci stanno offrendo ognuno a suo modo, la loro disponibilità.
Mio padre Flover Lemos, che organizza sul posto corsi di musica, costruzione di strumenti musicali e composizione, è un esempio di come si possa fare tanto per questi bambini con impegno e passione,Flover ha creato il Gruppo Guascanato, composto da bambini e ragazzi, che hanno già ricevuto molti consensi e premi (eventi alla Casa della Cultura di Buenaventura, Festival de la Marimba di Cali per due volte, Festival Petronio Alvarez di Cali). Amarily Lemos

“Importante non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo; bisogna fare piccole cose con grande amore” (Madre Teresa)

Fondazione Amelia Scorza Onlus: Come Nasce La Fondazione

Intorno alla 21,00 del 20.122005, mentre sono a casa, mi affaccioper vedere chi abbia suonato al campanello e vedo,con sorpresa, un infreddolito Fortunato Morabito,
ancora non molto felice di aver lasciato il clima marino della sua Reggio Calabria, per approdare alla “montagna”, come egli ama definire Cosenza. Sono contenta di vederlo in abiti normali e, soprattutto, fuori dall’Ospedale, dove, qualchetempo prima, a causa di una sfortunata congiuntura, io e Ciccio, mio marito, abbiamo avuto occasione di conoscerlo. Non so ancora bene perché, ma il Fortunato che incontriamo quella sera ci pare diverso dal Dott. Morabito conosciuto agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria.  Così come, forse, anche noi appariamo diversi, ai  suoi occhi. Ed, in effetti, dopo una amabile chiacchierata, ci accorgiamo che si erano invertiti i ruoli. Qui a Cosenza, dove è approdato da appena qualche mese per dirigere l’Unità Operativa di
Ematologia, è lui ad esternarci le sue preoccupazioni ed a chiederci di dargli una mano. Il suo grande desiderio è che quella creatura, l’Ematologia, nata da appena nove mesi e già in grado di gattonare, pur tra tante difficoltà, impari speditamente a camminare e, dopo di lui, rimanga uno dei fiori all’occhiello di questa città. Fortunato Morabito vuole fortemente, per Cosenza, una Ematologia d’Eccellenza. Vuole una Ematologia capace di garantire a quei pazienti affetti da patologie  ematologiche di potersi curare a Cosenza, con la certezza di poter ricevere le stesse cure e prestazioni dei migliori Centri Ematologici d’Eccellenza, già presenti in altre parti d’Italia. Vuole che la gente  affetta da questo gruppo di patologie possa avere la serenità di potersi curare a casa propria, senza dover peregrinare per approdare ad oasi più felici,  la cui ricerca è, spesso, più faticosa e mutilante della malattia stessa. Il suo entusiasmo è contagiaoso ed il progetto così ambizioso, da suonare quasi come una sfida! Ci piace. E così, in poco tempo, i nostri amici diventano gli amici di Fortunato.
Ed i suoi interlocutori diventano i nostri.Ma, perché il desiderio sia realizzabile, occorre abbattere quei paletti che, assai spesso, ostacolano l’attività degli Enti Pubblici. Occorre creare un soggetto giuridico che, pur con una importante componente pubblica – a garanzia delle serietà dell’iniziativa – sia più snello e duttile e possa confrontarsi con qualunque interlocutore, con l’autorevolezza del pubblico e la snellezza del privato. Da qui, dopo un approfondito studio, l’idea della Fondazione di Partecipazione, dove pubblico e privato si completano. Fondamentale, a questo punto, diventa il ruolo di Tommaso Sorrentino, che non ha bisogno di presentazioni. Il suo essere Avvocato ed i suoi rapporti, personali e professionali, con le persone giuste, ci aprono – volendo mutuare
un termine dalla politica – la strada alle “consultazioni”.Incontro Giovanni Nicotera – all’epoca Direttore Sanitario dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza – e
Cesare Pelaia, Direttore Generale dell’A. O., ai quali sottopongo l’idea di questa sorte di matrimonio, tra pubblico e privato. Incontro Mario Bozzo,
Presidente della Fondazione CA.RI.CAL., e Sebastiano Andò, Preside della Facoltà di Farmacia dell’Università della Calabria.E, così, tutti intorno allo stesso tavolo, il 22 dicembre del 2006, insieme al collegio dei revisori dei conti, composto da Corrado Olivieri, Francesco Cribari e Carlo Cannataro, nello studio del Notaio Stefania Lanzillotti – che ringrazio pubblicamente per l’attenzione dimostrata – costituiamo la Fondazione di Partecipazione Amelia Scorza o.n.l.u.s.. L’8 maggio del 2007, poi, è la data del debutto in società della FAS onlus, nella Sala degli Stemmi del Palazzo della Provincia, tra l’entusiasmo del qualificato pubblico e dei midia, che non rimangono indifferenti all’evento. E lo stesso accade il 17 gennaio 2008, quando, in C.da Rosario di Mendicino, la Fas onlus inaugura la sua nuova sede, che non a caso, con la benedizione di Mons. Salvatore Nunnari, viene battezzata con il nome de “la Casa della
Ricerca”. L’inaugurazione della Casa della Ricerca ed il passaggio dell’U.O. di Ematologia presso la nuova struttura – che, con la sua zona di accoglienza
dai colori vivaci, richiama più la hall di un accogliente albergo, che non una sala d’attesa per degenti – rappresentano il primo, vero passo verso una realtà che comincia ad apparire più vicina.Ma è evidente che il cambiamento non può essere rappresentato dalle infrastrutture. O non solo da quelle. Perché “Le rivoluzioni o sono nel pensiero o non sono”.Il cambiamento vero deve venire da ogni singolo abitante di questa Città, che deve cominciare a credere davvero qualcosa può cambiare ed iniziare a convincersi del fatto che l’iniziativa per la quale si sta lavorando non appartiene agli “altri”, ma ad ognuno di noi. Sulla scia, magari, di quanto accaduto a Modena, dove ogni modenese è fiero di avere, nella propria Città, l’Associazione Angela Serra, che, con i fondi raccolti dalle varie iniziative a scopo benefico o con la semplice destinazione  del 5×1000, è riuscita a costruire un intero palazzo, dedicato alla ricerca ed alla cura delle malattie oncologiche .E se è vero che l’Associazione Angela Serra – oggi sotto la sapiente guida del Prof. Massimo Federico, al quale va il
mio personale ringraziamento per aver offerto alla FAS il gemellaggio – esiste già da molti anni ed ha sede in una città certamente più ricca, è innegabile,
di contro, che la generosità dei Cosentini e, più in generale, dei Calabresi non teme confronti. Con questa certezza, oltre che con l’ansia e la curiosità
che accompagna ogni nuovo viaggio, la Fondazione inizia il suo cammino. Ornella Nucci

Onlus Gigi Ghirotti

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